È un imputato eccellente quello che da ieri sera è nelle carceri
Bemba, fa rilevare la Corte internazionale, è il primo ad essere arrestato nel quadro dell’inchiesta condotta dal maggio 2007 sulla Rca dal procuratore Luis Moreno Ocampo, che ha nel suo mirino una strategia del terrore basata su una impressionante campagna di stupri, violenze, torture e saccheggi.
Moreno Ocampo ha ringraziato tutti coloro che si sono impegnati per arrestare Bemba, che nel 2007, prima di andare in esilio in Portogallo, era stato protagonista di una sanguinosa faida a Kinshasa con Joseph Kabila, uscito vincitore dalla elezioni presidenziali del 2006.
Duro il commento del procuratore: «Non ci sono scuse per centinaia di stupri, per la violenza su una bambina davanti ai suoi genitori, per un capo che ordina, autorizza e tollera che le sue truppe commettano violenze e saccheggi. Noi abbiamo le prove che Bemba ha commesso dei crimini».
«Non possiamo cancellare le ferite delle vittime ma possiamo rendere loro giustizia», ha sottolineato Moreno Ocampo, spiegando che le vittime potranno testimoniare contro Bemba e raccontare le atrocità che hanno subito e vissuto. «Il suo arresto è un avvertimento serio a tutti coloro che commettono, incoraggiano o tollerano crimini sessuali», ha scandito il procuratore della Cpi.
Il ministero della Giustizia belga ha fatto sapere di essere intenzionato a trasferire Bemba alla Corte penale, anche se la procedura di estradizione potrebbe richiedere fino a due mesi.
Per la Federazione internazionale dei diritti dell’uomo questo arresto è «un segnale forte contro l’impunità», mentre l’organizzazione per i diritti dell’uomo della Repubblica centroafricana ha segnalato come la fazione di Bemba abbia distrutto «in profondità le strutture della societa». «Le donne sono respinte dalle loro famiglie e dai loro villaggi e a loro volta rifiutano i figli nati da uno stupro», ha sottolineato il presidente dell’organizzazione, Ngagatouwa Goungaye Wanfiyo.
Oltre alla Rdc, il procuratore della Cpi sta investigando su crimini contro l’umanità in Uganda, Darfur e Congo.