La comunità internazionale deve incoraggiare le riforme politiche in Guinea-Bissau per evitare che lo stato dell’Africa occidentale diventi un Paese controllato dai narcotrafficanti e, politicam
Dal 1974 non c’è stato nessun leader in Guinea capace di imporre la creazione delle strutture necessarie per il funzionamento di uno Stato democratico. Le infrastrutture, la burocrazia, la pubblica amministrazione, le istituzioni politiche, gli indici di sviluppo economico e sociali sono rimasti pressoché inalterati dagli anni successivi all’indipendenza. Per far funzionare il Paese sono necessarie riforme. La prima: la riforma dell’esercito per evitare le interferenze dei militari nella politica. La comunità internazionale sta cercando di fare qualcosa. Dal 2007 è stato adottato un programma di riforme seguito dalla Commissione Peacebuilding (Pbc) delle Nazioni Unite. Sono i primi passi. Per la gente della Guinea-Bissau non è ancora cambiato molto. “Solamente un processo reale di costruzione delle istituzioni democratiche in un quadro di procedure legali regolamentate può liberare il Paese dalla mentalità della guerriglia al potere e dalla corruzione imperante. E’ l’unica strada per far uscire il Paese dalla terribile morsa della crisi economica che l’attanaglia”, conclude François Grignon, direttore del programma Africa del Centro crisi internazionale: “Il Paese deve costruire un vero Stato democratico”.